sabato 11 febbraio 2012
"Il Morto, il Becchino, il Sopravvissuto"
(Silvano Larini)
Di Giampaolo Pansa
IL MORTO, IL BECCHINO, IL SOPRAVVISSUTO.
SEMBRANO tre comparse di un film dell’orrore, e invece no: sono i protagonisti di un filmetto politico che adesso andremo a rivedere. Li ho incontrati insieme, tutti e tre, un giorno del febbraio 1983.
Il Morto, allora, era vivo, vivissimo: Bettino Craxi, in quel momento dittatore del Psi e alla vigilia di entrare trionfante a Palazzo Chigi. Intervistarlo era un piacere e, ma sì!, un onore. Me lo offrirono quelli del santuario berlusconiano di Canale 5: «Stiamo organizzando un dibattito tivù con Craxi. Ci stai ad interrogarlo con altri due?». Chiesi: «Chi sono questi due?». «Leo Valiani ed Enzo Bettiza». «D’accordo, ci sto».
Entrato che fui negli studi del Biscione, vidi per la prima volta il Becchino. Ossia l’architetto Silvano Larini. In quel momento anche lui recitava una parte ben diversa da quella che la sorte gli avrebbe imposto dieci anni dopo. In più, l’aspetto del futuro Becchino era lontano anni luce dal look dei seppellitori. Anzi, Larini si offrì alla nostra vista nel pieno del suo fulgore. Aitante. Abbronzatissimo. La camicia aperta sul collo massiccio. Un catenone d’oro da almeno un etto. I capelli rasati a zero, stile lagunare d’assalto o navigatore solitario. Che forza, il Larini! Sembrava lui il padrone del vapore, molto più del terzo personaggio: il cavalier Silvio Berlusconi, accorso di persona a ricevere Craxi e non ancora, s’intende, nei panni del Sopravvissuto.
Anche un indio del Paraguay avrebbe capito che Silvano era l’amicone sia di Bettino che di Silvio. Un amicone riservato e di poche parole. Ma con certe occhiate da giaguaro e un sorriso sardonico che rivelavano un’esistenza ardimentosa e complessa.
Fu sotto lo sguardo giaguaresco del Larini e quello gaudioso del Berlusca che cominciammo a intervistare Craxi. Un’intervista del tutto libera e quasi per beneficenza: in quel tempo, infatti, Berlusconi, ancora in fase risparmiosa, ricompensava gli interroganti con un orologetto marca Blitz, e via andare! Forza con le domande, dunque. Bettiza doveva avere una passionaccia per Craxi, tanto che in trasmissione gli dissi, stupito: «Caspita, mi sembri più un deputato socialista che liberale!». Valiani viaggiò per conto suo. Quanto a me, tentai di farmi sotto un po' alla brava, cosicché, a intervista conclusa, Bettino, incavolato, ringhiò: «Mi sembri un cane arrabbiato! E pensare che ero stato io a fare il tuo nome a Silvio perché ti invitasse alla mia intervista...». A salvarmi fu il futuro Becchino: «Ma no, siete andati benissimo! Splendido spettacolo!». Anche Berlusconi si dichiarò felice. Poi i tre amiconi sparirono dalla nostra vista, quasi allacciati l’un l’altro. Li guardai con un pizzico d’invidia. Che trio, ragazzi! Si, che fichissimo trio, Bettino, Silvio e Silvano. A legarli dovevano essere tante cose, ma soprattutto il potere e il piacere. Il potere di chi sente d’avere in mano l’Italia. E il piacere di stare insieme, di far festa incontrandosi, di celebrare uniti il Santo Natale, di godersi la fortuna in comune.
Dieci anni dopo, che strage! Craxi è un morto politico. Larini si è rivelato il suo becchino e, forse, anche l’affossature del partitismo affaristico stile Prima Repubblica. Berlusconi, invece, si è salvato. E oggi è il Sopravvissuto.
È una parte di lusso, la sua. Gli consente di farsi vedere in giro felice e di parlare. Ma che dico parlare? Di più, di più! Il Sopravvissuto predica a ruota libera, voglioso di consigliarci come uscire dal baratro dove giace, suicida, la politica italiana. Lo ha fatto qualche giorno fa, sulla “Stampa”, in una mega-intervista a Sergio Luciano. Qui il Sopravvissuto ci offre la sua strepitosa ricetta per la scoperta dell’acqua calda: una solida maggioranza che governi e un’opposizione costruttiva che la controlli; alternanza tra le forze del governo come medicina suprema anti-corruzione; impiego di politici non professionali in grado di poter tornare (si spera a tasche vuote) ai loro vecchi mestieri dopo essere stati ministro di questo o di quello. E il regime? «Uffa, non parlatemi di regime perché viviamo in un paese libero, tollerante e pluralista». E l’aiuto che le ha dato Craxi, caro Cavaliere?
«Lui non ci ha sostenuto per vicinanze personali», giura e stragiura il Berlusca, «ma solo perché ha creduto nel ruolo della tivù commerciale in Italia». Stop! Anche a lei, caro Sopravvissuto, un orologio marca Blitz. Quanto al Morto e al Becchino, pace al sepolto e al seppellitore: sono stati appena due meteore nel cielo stellato di Arcore (Milano). (L’Espresso 21 febbraio 1993)
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Signor Pansa, mi sarebbe piaciuto che lei avesse conosciuto un po' meglio l'essenza di Silvano, prima di descriverlo in questo articolo.
RispondiEliminaHo avuto modo di conoscere Silvano Larini personalmente qualche settimana fa. Un uomo ch ha vissuto che non rinnega niente, un uomo divertito e divertente dalla vita che ha passato e che ancora ha da passare. Un Silvano pittore, architetto, penetrante.
RispondiEliminaGrazie per le informazioni davvero interessanti. Qualche suo "lavoro" recente?
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