«Pensi che me l'ero persino dimenticato. Ma non mi vergogno, non ho derubato nessuno, quei soldi me li sono meritati». «Mi mancavano due mesi di contributi, ai tempi pagai quasi 2 milioni di lire e adesso questo beneficio mi spetta. So che risulta impopolare, ma allora gli italiani dovrebbero cambiare la legge, mica l'ho fatta io. Sarei disposta a versare tutto in beneficenza, ma solo se lo faranno anche gli altri». «Ho lavorato duro, il mio non è stato il bunga bunga di un giorno, ma un ragionamento, una campagna elettorale intelligente. E faticosa. Giravamo per le piazze io, Moana e Ramba, ho perso molti chili per la fatica. E alla fine ho preso 20 mila preferenze, seconda solo a Pannella. Gli italiani mi hanno voluta». «Partivo ogni mattina dalla Cassia con la mia Peugeot 205, mica avevo l'autista, un'ora e mezzo di traffico, spesso rientravo a mezzanotte». Quanto all'invidiato stipendio «il 60 per cento lo davo al partito, mi restavano circa 3 milioni di lire. La metà li passavo ad un avvocato che scriveva per me le proposte di legge. Ne ho fatte una ventina». Resta la traccia sul sito della Camera: affettività dei detenuti, parchi dell'amore, insegnamento del sesso nelle scuole, tasse ecologiche sulle auto, no alle pellicce. «Quando feci un discorso contro la violenza sulle donne mi applaudì pure Nilde Iotti». (Fonte)
Niente da dire. Meglio lei che tanti altri. Fosse per me, però, visto che non si possono fare Leggi retroattive, proporrei una "class action" contro quei parlamentari chiaramente improduttivi o, peggio, dannosi per il Paese. La pensione spesa in risarcimenti, insomma.