Foto: G. Carotenuto, M. Frassineti
Caldoro vara la deregulation. Più cubature sotto il Vesuvio. E sulla costiera amalfitana
DI PAOLO BIONDANI
Più cemento per tutti. Perfino nella “zona rossa” a massimo rischio di catastrofiche eruzioni del Vesuvio. E meno limiti alle speculazioni edilizie in tutta la Campania. Compresi i paesi-gioiello della Costiera Amalfitana, i pochi finora risparmiati dal saccheggio sistematico del territorio.
La giunta regionale della Campania ha varato il primo marzo scorso una grande riforma della pianificazione urbanistica che, secondo autorevoli esperti, rappresenta «il più grave stravolgimento mai tentato» delle norme destinate a difendere ciò che resta di uno dei paesaggi più belli del mondo. Il disegno di legge-cornice, approvato dall’esecutivo di centrodestra presieduto dall’ex socialista Stefano Caldoro e sostenuto anche dai fedelissimi dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino, ha un titolo rassicurante: “Norme in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio in Campania”.
Nei primi 14 articoli, la giunta proclama di voler finalmente applicare anche in Campania la “Convenzione europea del Paesaggio”, firmata a Firenze nel 2000 e ratificata dall’Italia nel 2006, tre anni dopo l’utimo condono edilizio berlusconiano. Il problema è che l’articolo 15, che chiude la riforma con una raffica di «abrogazioni», rade al suolo sei leggi urbanistiche e ne stravolge altre due. Il diavolo si nasconde in dettagli come questo: nella «legge numero 21 del 2003», recita la riforma, bisogna «sostituire le parole “incrementi di edificazione” con “nuova edificazione” ». Cosa significa? «Vuol dire che cadono i vincoli perfino nei 18 Comuni ad “alto rischio vulcanico”, quelli più vicini al Vesuvio», spiega uno dei primi giuristi che si sono accorti del trucco, Carlo Iannello, professore di diritto pubblico all’università di Napoli e neo- consigliere comunale con la lista De Magistris.