[...] vive con 500 euro di pensione al mese. Abita in una “casa” di sei metri quadrati. L’angelo della neve di borgo Vanchiglia (Torino) è un po’ duro d’orecchio. Normale, per un signore che a metà dello scorso gennaio ha compiuto 83 anni. Meno normale è che Carmelo Zimmardi, qualche giorno dopo la grande nevicata della settimana scorsa, sia uscito di casa con il suo bastone e le scarpe talmente rotte da parere sandali e abbia sentito il bisogno di ripulire dai fiocchi tutto l’isolato di via Artisti.
«Chi siete?», chiede al di là della porta. Poi apre, con una gentilezza antica. E ci fa accomodare in cortile «perché la mia casa non è una vera casa».
La schiena incurvata dall’età, un vecchio husky blu e una coppola a quadretti grigi. «Ho preso la scopa e la paletta e ho spazzato i marciapiedi fin dove potevo - racconta seduto su una brandina che occupa quasi tutto lo spazio della sua stanza al pianterreno -, sono arrivato a quest’età senza mai smettere di lavorare: è la mia vita muovermi, fare qualcosa per gli altri, se sto fermo mi sento morto».
Per strada
Sono stati in tanti, nel quartiere, in quel giorno imbiancato, a chiedersi chi fosse quell’angelo incurvato su se stesso, che con una mano si appoggiava alla scopa e con l’altra al bastone. Tante mamme di passaggio, tanti vicini di casa che non l’avevano mai incrociato.
E si sono chiesti se l’avesse mandata il cielo quella deliziosa figurina che tirava a lucido la città. Ora, grazie ai volontari della San Vincenzo che lo hanno riconosciuto sul giornale, Carmelo Zimmardi può spiegare con lo stesso candore che lo spinge ad adoperarsi ogni giorno per gli altri perché l’ha fatto: «E’ da quando avevo dodici anni che lavoro - dice in quella stanza foderata di ritagli di padre Pio e di immagini della Madonna, ma anche di ricordi che possono tutti stare in una scatola -, ma la verità è che mi piace muovermi. Sono arrivato a Torino dalla Calabria sessant’anni fa, là facevo il contadino, e qui mi sono messo a fare ogni tipo di pulizia».
La solitudine
Finché è riuscito a tenere il ritmo, Carmelo guadagnava uno stipendio decoroso. Oggi vive con una pensione da 500 euro al mese e più di 100 se ne vanno per la vecchia portineria in affitto. «A volte mi arriva il pacco dei viveri della San Vincenzo, ma non mi lamento, sono abituato a vivere con poco». La famiglia è come non ci fosse più. Ha perso un figlio di 22 anni e la moglie, da tempo. La seconda figlia «vive lontano e non riesco mai a vederla». Carmelo però sembra felice di una vita che misura due metri per tre zeppa di ricordi più di una bancarella del Balon: «Mi basta una passeggiata qui intorno - racconta guardando il lavandino con dentro un unico tegame sporco di minestra -; è vero, ho la schiena molto curva e riesco a fatica a guardare in faccia il domani. Ma se penso al mio prossimo mi viene da sorridere. Ogni giorno è una bella scoperta. Anche se ti capita di avere fame e freddo». (di Emanuela Minucci - La Stampa, 12 febbraio 2012)
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