Seguo con curiosità la parabola dell'ex ministro e mancato sindaco di Venezia, la sua città, Renato Brunetta. Anche oggi, dal solito giornale, dopo aver contato le parole che differenzierebbero il Governo Monti da quello Berlusconi, sproloquia del più e del meno, di bolle mediatiche a favore dell'uno ed a sfavore dell'altro, quello che possiede i media. Se la prende ancora con Tremonti, che gli diede del cretino in pubblico, parlando di "un conflitto insanabile tra il presidente del Consiglio sviluppista e riformatore, e il suo ministro dell’Economia conservatore e banalmente rigorista". Tenerissimo. Verrebbe da chiedergli chi impediva a Berlusconi di liberarsi di Tremonti sostituendolo, magari, proprio con il Nobel mancato Brunetta.
Questi provano a rigirare la frittata, tirare la coperta, annebbiare le idee. Ma di chi? Feltri conferma che il PDL si avvia alle prossime elezioni amministrative con liste civiche senza simboli e, soprattutto, senza la faccia di Berlusconi. A me sembra un partito allo sbando, destinato all'estinzione. Resta la capacità economica del proprietario: basterà per infinocchiare ancora qualcuno con un nuovo bombardamento mediatico? Quei voti strappati ai telerincitrulliti in passato hanno fatto la differenza tra vittoria e sconfitta, oggi si aggiungerebbero ad un piatto molto più povero e leggero. E non vedo alleanze possibili all'orizzonte.
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