sabato 24 marzo 2012

Sant'Anna di Leonardo al Louvre

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L'opera "Sant'Anna, la Vergine e il Bambino", alla quale Leonardo dedicò gli ultimi vent'anni della propria vita, è appena stata restaurata, tra tante polemiche sui colori e perfino delle dimissioni di protesta. Dopo aver attirato folle di visitatori nella Firenze del 1501 già con il primo cartone realizzato, sarà in mostra al Louvre dal 29 marzo al 25 giugno.

“Le Baiser”, 1927 - Max Ernst 
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[...] L’iconografia della “Sant’Anna Trinitaria”, come veniva definita, era per i pittori dell’epoca una formula fisica da risolvere. Tre persone: la Vergine Maria, sua madre Anna e suo figlio Gesù, difficili da gerarchizzare e difficili da riunire in uno schema che non fosse rigidamente geometrico.Tipo: un corpo accanto all’altro in formula orizzontale; un corpo dietro l’altro in formula verticale; un corpo sotto l’altro in formula piramidale.Leonardo invece cercava la morbidezza di una sfera, la fusione con la natura, l’allegoria del ciclo della vita attraverso il passaggio generazionale, la monumentalità dinamica che si avvolge e cresce intorno a un centro. Ecco cosa videro i fiorentini in fila. Qualcosa che non avevano mai visto prima, tre corpi fusi in un unico organismo, che ruota e si muove al centro di un disegno. E ancora non avevano visto niente. Perché l’opera conservata al Louvre, rispetto al cartone di Londra, è un salto evolutivo nel linguaggio, una mistica e surreale fusione che suggerisce a Max Ernst il “d’après” dove è tutto detto.Ci sarà anche lui, “Le Baiser” del 1927, omaggio del Surrealista Ernst alla Matriarcale e Santa Famiglia, nella grande mostra che il Louvre sta per dedicare a tanto immortale dipinto: “Sant’Anna, l’ultimo capolavoro di Leonardo da Vinci”. Lì vedremo tutto: la fatica e la ricerca dell’artista, le opere che precedono l’intuizione (dalla “Madonna del gatto” del British Museum alla “Vergine delle Rocce”), l’attenzione dei suoi contemporanei come Raffaello e Michelangelo e quella dei posteri che non lo abbandonerà mai. [...] (Alessandra Mammì, l'Espresso 23 marzo 2012)

5 commenti:

  1. C'è una cosa strana in quest'opera. E' chiaramente sbilanciata verso destra con i pesi.L'albero, e la progressione verso il basso a destra dei soggetti , con tutti gli occhi allineati, non sembra un caso.

    Lo stesso peso a destra si intuisce anche nell' opera di Ernst.

    Fantasie mie?

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  2. L'allineamento degli occhi è evidente.
    Per il resto, a me da l'idea della tridimensionalità.

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  3. SANT’ANNA AL LOUVRE: UN RESTAURO MOLTO DISCUTIBILE
    Sono stato a Parigi dove ho visitato la mostra sul restauro della Sant’Anna. La mostra è ben leggibile e ben allestita; sono però diverse le lacune in mostra che sono state in parte colmate sul catalogo della mostra stessa. Mi riferisco in particolare alla fase precedente la realizzazione dell’ultima versione della S.Anna che doveva essere sviluppata di più, come è stato tentato di fare sul catalogo, partendo dallo studio fiorentino dell’Annunciata e ancor prima della Madonna delle rocce dalla Madonna dei fusi di cui è presente naturalmente solo la copia del Louvre. Sul catalogo sono state citate, oltre all’opera del Brescianino (l’unica presente in mostra) anche la Madonna Archinto (stranamente qui non attribuita a Marco d’Oggiono) e quella attribuita a Giampietrino di Ospedaletto Lodigiano; sono state invece ignorate le due copie di Como (Solario e Luini) e quella di Lipomo (la più leonardesca di tutte) oltre ad altre copie non ancora studiate. E di questa mancata presenza nella mostra del Louvre e soprattutto nel catalogo, un po’ di colpa va cercata nello spirito ostruzionistico degli stessi comaschi come ho avuto modo di scrivere in un articolo sulla Provincia di Como del 20 Maggio 2012.
    Ma il problema principale della mostra riguarda proprio il restauro di S.Anna. Ammetto che l’impatto col dipinto, così nuovo e ricco di colore, sembra apparentemente emozionante e convincente, poi, a ben vedere, saltano agli occhi i primi problemi. Sicuramente accostare l’immagine del dipinto non ancora restaurato a quello del dopo restauro porta subito a pensare che il lavoro era necessario e quanto mai opportuno, ma alcuni particolari aspetti e risultati rischiano di mettere in discussione questa decisione che oserei definire un po’ avventata. Certamente il recupero del color lapislazzulo e del rosso lacca di kermes sono interessanti ma mi chiedo a quale prezzo. L’azzurro della veste risulta estremamente appiattito e privo della sua plasticità originale con un esito nel braccio destro della Vergine estremamente negativo. Il contrasto di chiaro-scuro emerso dalle pieghe del gomito danno al braccio una forma anatomica errata e quasi deformata. Anche il braccio sinistro di S.Anna è estremamente appiattito rispetto all’esito precedente. Fortunatamente, come ammesso dalla restauratrice, sul volto e sugli incarnati la pulitura è stata più leggera e quindi la loro plasticità è ancora percettibile. Pensate se fosse stata più approfondita non avremmo più avuto quel modellato sottile che Leonardo otteneva grazie alle velature e che asportate con un’azione più incisiva non ci avrebbero dato più quella caratteristica leonardesca. La cosa che maggiormente mi ha colpito e mi ha lasciato esterrefatto è la presenza attuale di una linea di contorno nera e quindi troppo incisiva causata dall’abbassamento dei toni e quindi dalla maggior luminosità degli stessi nel rapporto con lo sfondo ma anche fra le diverse parti che compongono le vesti. Questo dipinto sembra quasi un collage del 700 o un’opera dureriana o di scuola tedesca dove il distacco fra i vari colori è caratterizzato da vere e proprie linee di contorno che qui sembrano ancora più scure o addirittura inopportunamente nere. Abbiamo, a mio avviso, rischiato di perdere un grande capolavoro leonardesco che ci è rimasto solo parzialmente. Purtroppo la risposta a queste osservazioni, così come la restauratrice si è già premurata di scrivere, finirà sempre coll’espressione “è un’opera incompiuta e non finita”. Spiegando così che gli appiattimenti e le piallature non sono dovute ad una pulitura troppo energica e che lei non ne ha colpa, anzi ha lasciato gli incarnati così come apparivano, ma le vesti e il paesaggio sono meno importanti degli incarnati?

    Prof. Ernesto Solari (studioso di Leonardo)

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  4. Grazie per il suo intervento, davvero interessante.

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  5. Leonardo da Vinci seguendo Freud rappresentò qui un bambino con una doppia madre, mentre nella Vergine delle Rocce si può supporre una madre con un doppio bambino. Il tema del doppio, dello specchio era insito in Leonardo che leggeva e scriveva a rovescio senza problemi. Ma anche in Michelangelo, il tema del doppio, dello specchio è presente. Nella Cappella Sistina, nella Creazione dell'uomo, le mani del Padre toccano il futuro Figlio dell'uomo, e sono protese verso Adamo, in modo similare.
    Simili nella Caduta dell'uomo sono l'angelo e il serpente tentatore. L'angelo e il serpente sono speculari. Sembrano dei gemelli.
    Simili sono Aman crocifisso nella Volta della Cappella Sistina e il Gesù del Giudizio Universale sulla parete d'altare. Gesù morì sulla croce interpretando anche la parte di Aman in un carnevale ebraico? Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo.

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