venerdì 16 settembre 2011

Cavoli a merenda

A Fini un suo omologo, in una riunione parigina, pare che abbia detto "il problema dell'Italia non è il menu ma il cuoco".


A lui deve esser sembrata una gran cosa questa citazione anonima. La Gruber, della quale era ospite televisivo, ovviamente, non gli ha chiesto di fare un nome né, tantomeno, cose pensasse di un Paese paragonato ad un ristorante. 
Questo, infatti, è l'Italia da 150 anni, da quando è stata unita per via chirurgica. L'ultimo dei Borbone parlava l'Italiano e la Lingua napoletana, Cavour ed i Savoia avevano menti e lingue francesi. Un Paese federale abortito allora con l'inganno e vagheggiato oggi da una manica di lestofanti.




Nel frattempo, ai vari tavoli si sono avvicendati Inglesi, Francesi ed Americani. Prodotti freschi, di qualità, gustosi e saporiti. Pane cafone e mozzarella di bufala, meglio dello zolfo delle miniere siciliane. Serviti a buffet, ovviamente. Il cuoco non è mai stato importante ma ha sempre fatto colore. Ogni volta che sulla scena abbia fatto capolino qualcuno un po' più sveglio o con qualche inventiva, come Matteotti, Mattei o Moro, è sempre stato mandato prematuramente al creatore. Non dimentico i preti e Papa Luciani.


E poi ci sono stati gli aiutanti del cuoco, gli sguatteri ed i lavapiatti. Sedicenti politici, intellettuali di riferimento, Quark e Super Quark, Domenica In ma anche Buona Domenica, Linea Verde e la Santa Messa, Colpo Grosso, Drive In, le mitiche serie americane, i "reality", Endemol e la Fandango, Capriotti e le Coop (quelle che sponsorizzano il giro di Padania), Costanzo ed i suoi ospiti da circo, e poi la moglie - che pare il marito - o Santoro, Fazio e Bonolis che fanno le domande giuste senza mai aggiungere quella necessaria. Grillo e Travaglio, che scoprono il filone d'oro e ci si costruiscono pure le rubinetterie di casa. E la Dandini che, pare, non ne può più di questo Paese e quasi quasi si fa mandare un po' a Bruxelles a fare l'eurodeputata. Con nessuno che ce la mandi a calci.


Un secolo fa eravamo in Libia a cercare l'acqua invece che petrolio, poi c'è stata la guerra, la ricostruzione col piano Marshall, la FIAT che abbiamo foraggiato per produrre automobili alimentate col petrolio degli altri, le autostrade intasate di gomma, le vie del mare dimenticate, i canali ed i fiumi ricoperti di cemento (come a Milano, che Shakespeare credeva affacciasse sul mare), la speculazione edilizia, i grandi im-prenditori, la finanza con i derivati ed altri giochini delle tre carte, il trasferimento di ricchezza dalle tasche sudate di molti a quelle profumate di pochissimi, l'aumento del debito.


Secondo me, è arrivata l'ora di tirare fuori forconi, falci e martelli per rifare un po' di conti a vantaggio di chi c'ha sempre messo il sudore della fronte. Fini potrà tirare fuori il trench dall'armadio ed andare a nascondersi in qualche bar all'estero: le vecchie abitudini non si dimenticano.


(Clicca per ingrandire)

2 commenti:

  1. Non c'è sera che un esponente della destra al governo non dica cose simili, oramai.
    Oggi Taormina alla Zanzara di Cruciani ne ha dette di cotte e di crude sul Papicapo. E Taormina è un uomo d'onore. Poi è stato il turno di Guido Crosetto, il Sottosegretario di Stato alla Difesa e, obtorto collo, ha pur detto che è meglio se il Capopapi se ne va a casa (pur in mezzo a una marea di "eroe, generoso, non dice mai di no...) e la smette di correre dietro a tutte le ragazzine che incontra. Ma Crosetto e il Capapino sono uomini d'onore.

    Dunque, aspettiamo il 2013, come era prevedibile.

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  2. Non ho ben capito quali "cose simili" direbbero Taormina e Crosetto.

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