domenica 4 marzo 2012

Lucio Dalla aveva degli amori terreni. Pubblicità !!



Una signora del pubblico ha provato a discuterne durante il programma di Massimo Giletti, L'Arena, RAI 1. Niente da fare, il velo di ipocrisia deve restare inviolato. Zittita in malo modo.
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Da quanto sono riuscito a capire, la signora (Anna) durante la pausa è stata allontanata dallo studio. "Il grande amico", "L'amico del cuore", "Il principale collaboratore" sono gli appellativi che vengono utilizzati in TV oggi per riferirsi a Marco Alemanno, l'uomo che ha accompagnato Lucio Dalla negli ultimi anni, negli ultimi istanti e dietro la bara, in lacrime.


Nello spazio televisivo gestito da Lorella Cuccarini è andata poi in onda una rappresentazione oscena dell'amore omosessuale, con una specie di suora, Myriam Castelli, che dava lezioni, assistita da Irene Pivetti.
La tendenza omosessuale va bene [è tollerata] finché non diventa pratica e, quindi, perversione.
Imbarazzante per un servizio pubblico di carattere nazionale.
I videoL'Arena, QUI (min. 52',10''); Così è la vita, QUI (min. 31', 25'')

Del tabù sui gay, della cerimonia in chiesa ma sotto silenzio ha parlato, invece, Lucia Annunziata QUI.

«I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. È il simbolo di quello che siamo, c’è il permissivismo purché ci si volti dall’altra parte»

Aggiornamento

Dalla, il compagno in chiesa rompe il velo dell’ipocrisia
di Michele Serra
Con la compostezza, il dolore e la legittimità di un vedovo, il giovane Marco Alemanno ha reso pubblico omaggio al suo uomo e maestro Lucio Dalla in San Petronio, dopo l’eucaristia, se non rompendo almeno scheggiando il monolito di ipocrisia che grava, nell’ufficialità cattolica, sul “disordine etico” nelle sue varie forme, l’omosessualità sopra ogni altra. È importante prenderne atto. Anche se è altrettanto importante sapere che fuori dalla basilica, nel denso, sconfinato abbraccio che i bolognesi hanno dedicato a Dalla, i suoi costumi privati non costituivano motivo di dibattito.

Se non per lodare e rimpiangere la dimestichezza di strada e di osteria che Dalla aveva con “chiunque”, il suo promiscuo prendere e dare parole, tempo e compagnia, la sua disponibilità umana.
Ma dentro San Petronio la vita privata di Lucio, la sua omosessualità pure così poco ostentata, e mai rivendicata, creava un grumo che Bologna ha provveduto a sciogliere nella sua maniera, che è compromissoria, strutturalmente consociativa. Città rossa e vicecapitale del Papato, massonica e curiale, borghese e comunista. Un consociativismo interpretato al meglio (cioè senza malizia, per pura apertura di spirito) proprio da Dalla, che era amico quasi di tutti, interessato quasi a tutti. Non avere nemici è molto raramente un merito. Nel suo caso lo era. In ogni modo si capisce che quel grumo, specie per una Curia che da Biffi in poi si è guadagnata una fama piuttosto retriva, non era semplice da gestire. Il vescovo non era presente, il numero due neppure, “altri impegni” incombevano e sarebbe infierire domandarsi quale impegno, ieri, fosse più impellente, per ogni singolo abitante della città di Bologna, di andare a salutare Lucio. L’omelia è stata affidata al padre domenicano Bernardo Boschi, amico personale del cantante, che non avendo zavorre istituzionali sulle spalle ha potuto e saputo essere affettuoso, rispettoso e libero, dunque prossimo alla città e ai suoi sentimenti. L’ingrato compito di mettere qualche puntino sulle “i”, per controbilanciare la quasi sorprendente “normalità” di una cerimonia così solenne, e insieme così semplice, nella quale il solo laico a prendere la parola, a parte il teologo Vito Mancuso, è stato il compagno di Dalla; quel compito ingrato, dicevo, se l’è caricato in spalla il numero tre della Curia, monsignor Cavina, che nel suo breve discorso introduttivo ha voluto ricordare che «chi desidera accostarsi al sacramento dell’Eucarestia non deve trovarsi in uno stato di vita che contraddice il sacramento».
Concetto che, rivolto alla cerchia di amici di Lucio presenti in chiesa, e ai tanti “freaks” che affollavano chiesa e sagrato anche in memoria della dimestichezza che avevano con Dalla, e Dalla con loro, faceva sorridere: più che severo appariva pateticamente inutile, perché dello “stato di vita” delle persone, dell’essere canoniche o non canoniche le loro scelte amorose e affettive, a Lucio non importava un fico secco, né si sarebbe mai sognato, nelle sue recenti e purtroppo finali incursioni nella teologia, di stabilire se a Dio le scelte sessuali interessino quanto interessano a molti preti.
Comunque — e tutto sommato è il classico lieto fine — il breve monito di monsignor Cavina a tutela dell’eucaristia e contro gli “stati di vita che contraddicono quel sacramento” (?!) è passato quasi inosservato e inascoltato. Come un dettaglio burocratico. Marco Alemanno ha incarnato in una chiesa, e in una cerimonia che più pubblica non si sarebbe potuto, tutta la dignità di un amore tra uomini. Semmai, c’è da domandarsi quanti omosessuali cattolici meno famosi, e meno protetti dal carisma dell’arte, abbiano potuto sentirsi allo stesso modo membri della loro comunità. L’augurio è che la breve orazione di Marco per Lucio costituisca un precedente. Per gli omosessuali non cattolici, il dettato clericale in materia non costituisce il benché minimo problema: francamente se ne infischiano. Ma per gli omosessuali cattolici lo costituisce, eccome. Ed è a loro, vedendo Marco Alemanno pregare per il suo uomo accanto all’altare, che corre il pensiero di tutte le persone di buona volontà. (La Repubblica, 5 marzo 2012)

Disperato erotico stomp by Lucia Dalla on Grooveshark

11 commenti:

  1. Tutto giusto, ma il piu ipocrita di tutti nel caso e´stato il morto. Spiace molto dirlo ma Dalla per tutta la vita ha evitato di parlare di se', anzi molti anni fa gli fu chiesto se non ritenesse giusto dichiarare apertamente quello che molti sapevano. Rispose sdegnosamente. Piu recentemente anzi, ha pure espresso simpatia per la regina dell´ipocrisa, la chiesa cattolica. Quindi, riposi in pace lui e la sua ipocrisia.

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  2. Che c'entra Dalla?
    Perché avrebbe dovuto far diversamente?
    Per accontentare chi?

    Ognuno è libero di vivere come gli pare, finché non urta la libertà di altri. Dalla, infine, ha parlato moltissimo di sé: con il canto e le tantissime opere.

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  3. Vede lei sta sostenendo la tesi di Giletti contro quella della signora gentilmente censurata! Perche' noi dovremmo parlare di Dalla uomo se lui non l´ha fatto?

    Io rispetto il diritto di Lucio Dalla di non rivelare nulla della sua vita privata ma poi non posso stupirmi se il compagno viene nomitato come "collaboratore, "amico", "corista" (cosi lo chiama Avvenire con sano sprezzo del ridicolo di cui sono maestri da quelle parti)! Cosa si aspettava Dalla che magicamente la sua scelta non avesse conseguenze? Ora si possono usare toni pacati in rispetto di un morto ma non si puo celare la realta'.

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  4. Di Giletti non so e poco mi interessa.

    Io vorrei la libertà di poter sostenere che Lucio Dalla tutto quel che aveva da dire l'ha messo nero su bianco, musicandolo e cantandolo. Con parole e modi suoi, non quelle o quelli di chi da lui pretendeva dell'altro. Vi ha aggiunto, poi, la generosità praticata quotidianamente.
    Non mi sembra ipocrisia questa.

    Ha dato più di tanti altri e gli avanza pure il resto.

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  5. Scusi ma l´ha scritto lei il posto o qualcun'altro???
    Cerchi di mettersi d'accordo con se stesso poi ci faccia sapere

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    1. Questo suo amore per la sterile polemica è fastidioso, oltre che ripetitivo.

      La Lingua italiana non lascia spazio a fraintendimenti.
      Io ho evidenziato l'ipocrisia di quanti stavano commentando un funerale. E ripeto: non conosco quali siano stati i motivi di Giletti e poco mi interessano.

      LEI, e NON io, ha voluto dare dell'ipocrita alla persona morta. Io mi sono preso la libertà di dissentire.

      Problemi?
      Quali?
      E perché?

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    2. Lei scrive: "Niente da fare, il velo di ipocrisia deve restare inviolato"
      e poi descrive i fatti..

      Ora posso concludere che lei considera l'ipocrisia dei fatti che ha raccontato una cosa negativa?? Oppure per magia l´ipocrosia e´diventata positiva?? ho fatto una deduzione azzardata??

      io ho fatto semplicemente notare che l´ipocrisia che lei imputata ad altri era anche di Lucio Dalla. Se avvesse parlato oggi non saremmmo qui a discutere del "corista" ma del "compagno" che ricorda la persona amata che e' morta ma forse (quasi certamente) non l´avrebbe potuto fare in Chiesa....

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    3. Se Lei è nero e me lo scrive in versi, me lo canta e me lo mostra MA io faccio finta che Lei sia bianco chi è l'ipocrita tra noi due?

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    4. Caro Zdenek non faccia finta di vivere su Marte! La "presunzione di eterosessualita'" e' un dato di fatto della vita di ogni gay di questo mondo quindi non mi venga a dire che Dalla non ne fosse consapevole.

      Ma soprattuto Dalla anni fa' fu intervistato da Babilonia (nota rivista gay) e alla domanda se ritenesse utile parlare della sua omosessualita (lo sapevano tutti...ma appunto l´ipocrisia imperante non permette il riconsocimento finche non se parla in maniera diretta) disse di no. Ecco i risultati: oggi abbiamo Giletti e co che parlano di "corista".

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  6. é incredibile come personaggi anni 50 come Giletti (che poi mi sa tanto che vive anche lui sotto un bel numero di veli...) possano occupare spazio in una rete nazionale. Di certo non si voleva approndire la vita sentimentale di Dalla, ma almeno un accenno al suo compagno (e non amico!), esprimergli almeno un sentimento di partecipazione al suo dolore. Ipocrisia da paese sottosviluppato.

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    1. E' proprio questo che intendevo sottolineare.
      L'ipocrisia verso il compagno in lacrime.

      Giletti si è fatto vanto di non aver voluto utilizzare la telecamera che pur aveva in chiesa.
      Come se il popolino fosse ancora stupido o, meglio, ignorante perché tenuto lontano dai fatti.

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