Una storia raccontata per la prima volta da Giovanni Rinaldi con il libro "I treni della felicità": in pochi la conoscono ma non è stata dimenticata. L'Italia, come avviene sempre, che si scopre unita in occasione di grandi tragedie e non solo per le partite di pallone.
Decine di migliaia di bambini del Sud che, terminata la guerra, prendono per la prima volta il treno in vita loro, verso il Nord. Saranno ospitati per un po' dai "Comunisti", gli dicono. Per mangiarseli, probabilmente.
Famiglie contadine, non tutte comuniste, li accolgono, li rifocillano, li aggiungono al numero dei propri figli. Per mesi, per anni, o per sempre.
Non credo si tratti di un altro Paese, o di altra umanità. Anche oggi è sufficiente un pretesto per scoprirsi generosi, a dispetto della cattiva pubblicità o della propaganda. Il problema, piuttosto, è il contrario: non siamo sufficientemente severi da impedire ad un verro, un cinghiale o un maiale di esercitare il potere per anni.
Per approfondimenti: La Stampa, Piva (con altre foto)
Non un altro paese, di certo.
RispondiEliminaUn'altra mentalità e un altro modo di sentire il mondo, pure.
E' un pò come quando sei bravo in una cosa.
Non basta la predisposizione serve l'esercizio.
Se no ti arrugginisci, ti affatichi, ti disabitui.
E quindi serve la tragedia, il crack, il fondo.
In questo senso me lo auspico.
Amen
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