sabato 24 settembre 2011

Le mutande di Feltri



«Ho ancora stampato negli occhi il mio incontro chiarificatore a pranzo con Vittorio Feltri: non il Feltri esuberante dei dibattiti pubblici, bensì una versione più umana che tremava e chiedeva scusa...». (Dino Boffo, in un'intervista per l'Espresso)


Vittorio Feltri deve aver smesso di tremare ed oggi, cambiatosi le mutande, ritorna ad occuparsi di "omosessuali attenzionati", non dalla polizia come, invece, più coraggioso di Giordano, s'era inventato per Boffo. Lo fa a modo suo: prende a pretesto una mezza notizia per poter suggerire bavagli ad internet (che non conosce, facendone un vezzo, come per l'utilizzo della macchina da scrivere), fingere di accettare gli omosessuali chiamandoli "froci", ironizzando, inventandosi parità che non esistono e rigirando la solita frittata filoberlusconiana. Improvviso smemorato delle proprie sospensioni dall'attività giornalistica, anche per aver sostituito le ideologie con le mutande.
Tutti si scandalizzano perché un sito internet, o un blog (non sono esperto in materia), ha divulgato un elenco di dieci parlamentari italiani presunti gay. Ma nessuno si è mai preoccupato di disciplinare la Rete, e le attività che vi si svolgono, nel timore di limitare la libertà dei cittadini a esprimersi.
Ora se ne pagano le conseguenze. La pubblicazione della lista è un’iniziativa proditoria? Certo che sì. Però dobbiamo attenderci di peggio. Da tre anni ormai anche sui grandi giornali e in televisione si parla solo di sesso. Il quale sesso, da quando è stato liberalizzato, è diventata una micidiale arma politica di offesa. Berlusconi docet.
Le ideologie sono state sostituite dalle mutande: bel progresso. Siamo talmente ossessionati dagli esercizi in camera da letto da considerarli decisivi per le sorti del governo. [...] Stiamo tornando agli anni bui in cui l’adulterio e la pederastia erano giudicati delitti contro l’umanità e le donne fedifraghe e i cosiddetti finocchi venivano trascinati in questura ed esposti al ludibrio. Poi critichiamo il presidente del Consiglio se confida a un amico: «L’Italia è un Paese di merda». Cosa che pensano tutti, ma guai se a dirlo è lui. Ora siamo qui a stracciarci le vesti perché un sito (o un blog) sostiene che dieci parlamentari sono omosessuali. Lo siano davvero o si tratti di un’indiscrezione menzognera a me non importa nulla. Affari loro. Mi stupisce semmai che essi se ne adontino, smentiscano indignati, si sforzino di ironizzare, in ogni caso dimostrino di essere stati feriti. Se di me dicessero che sono un frocio, non farei una piega. Anzi, visto che non lo hanno ancora detto, mi offro volontario: iscrivetemi d’ufficio (ad honorem) all'albo dell’altra sponda. Dite pure che mi sono recentemente innamorato di un geometra di Roma e che soffro perché mi trascura. Scusate. Da decenni è in corso una battaglia contro ogni discriminazione basata sui gusti sessuali, però non appena esce la notizia che Tizio e Caio sono bisex od omosessuali, apriti cielo, si scatena la riprovazione popolare. C’è o non c’è parità fra uomo e donna e fra questi e una lesbica o un trans? E allora, chissenefrega. [...]
 (V. Feltri, Il Giornale, 24 settembre 2011)
Nessuno contesta la frase di Berlusconi, o almeno io non lo faccio. Ci si lamenta del fatto che gran parte di quella merda l'abbiano prodotta lui e gente come Feltri. 

2 commenti:

  1. Questo si chiama spostare l'asse del discorso.
    Il problema non è la frase 'Questo è un paese di merda' nè 'faccio il premier a tempo perso', francamente non le considero neanche e mi stupisco che ci si facciano paginate.
    Il nodo è che lui usa il sesso per selezionare classe dirigente, appalti, consulenze, politici regionali e/o nazionali.
    Pagati con i soldi delle tasse, quindi da tutti.
    Qui finisce il privato e comincia il pubblico.

    Ci sarebbe anche una questione etica.
    Non è che puoi fare la prima fila al family day e poi mister 'me ne faccio solo otto', non puoi fare il liberista e poi ti comporti che manco Brèžnev.
    Ma di questi tempi sarebbe chiedere troppo.

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  2. La Finmeccanica, grazie alle attività di puttaniere del PdC, ha perso 3 miliardi di commesse in Turchia (elicotteri).

    Lavitola è rimasto l'unico nostro rappresentante all'estero.

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