venerdì 26 agosto 2011

Cacciatori, lepri, volpi e cani da riporto


Come nella tradizione, prime pagine spesso di grande impatto quelle de Il Manifesto. Ma troppo spesso si fermano lì, al titolone. L'approfondimento degli argomenti è di modestissima qualità, gli editoriali ricordano troppe volte il compitino fatto di controvoglia, giusto per sbarcare il lunario.

Il Manifesto di chi e di cosa?

Di Rossana Rossanda e quel che le passa per la testa?
Si segue l'idea preconfezionata, senza interrogarsi strada facendo.
Perdono lettori, rischiano la chiusura e loro che fanno? Coccolano ed ingrassano il "titolista", STOP. Chi è interessato agli incensi di Capitalismo ed Imperialismo ne legge i fogli ufficiali e non le imitazioni.


E veniamo al grande "mainstream", quello che, secondo alcuni, sarebbe di sinistra, se non proprio comunista, o "cerchiobottista" per non scontentare nessuno. Mi limito a "La Repubblica", che fino all'altro giorno avevo sempre aperto in una delle "schede" del browser.


Il denaro lì non manca, è evidente anche ai ciechi.
Eppure, anche loro cadono spesso nella sciatteria, con "notizie brevi" scritte male e troppo gossip rubato ad altri. Mi sa che hanno presente quale sia il "target" medio e gli si adattano, coltivando la sua supposta "superiorità".
Fanno le grandi campagne tra Italiani all'estero o donne in patria, inondandoci di foto con "orgoglioni" felici e femmine sbananizzate. Commenti aperti a tutti, dicono, la democrazia dal basso.


C'è la Guerra per la Libia e chiudono al dissenso, la democrazia è sospesa. Libertà d'informazione a senso unico.


Arrivano, così, i cecchini che sparano sui bambini, il petrolio di scarsa qualità, i figli di Gheddafi che prima muoiono e poi risorgono, i giornalisti rapiti ma rifocillati e subito liberati da altri "lealisti", non si sa verso chi. I "ribelli" vestiti come se andassero allo stadio, i "consiglieri" militari francesi, inglesi ed americani appena accennati o raccontati pittorescamente, con i disegnini del loro vestiario adatto al deserto. I disegnini, mai le foto.


I racconti di questo o quell'altro inviato, sempre dallo stesso albergo o da Beirut. Testimonianze di sconosciuti che cuciono le nuove bandiere, decine se non centinaia, con quello che si trovano in casa.


Nessuno può commentare, se non in qualche blog collegato. Mai in prima pagina, dove è più chic dire la propria.


Un dittatore che non riescono a far fuori, ma che gli oppressi sembrano voler tenere in vita. E' in scena, di nuovo, la rappresentazione della grande ipocrisia della cosiddetta "cultura occidentale". Con cacciatori, lepri, volpi e cani da riporto. Bello schifo.

4 commenti:

  1. C'è da riflettere se un giornale lo facciano i lettori o i giornalisti stessi.
    O meglio, quanto influisca un certo gusto del lettore sulla qualità della testata.

    Al di là tutto ben contenta di vedere che la mia sensazione su Repubblica sia condivisa.
    Soprattutto sulla qualità della colonna di destra.

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  2. Oggi sei cattivissimo, Zdenek!
    Hai anche ragione, su Repubblica e sul Manifesto... ma immaginati che depressione deve prendere ai giornalisti di questo secondo, dopo che hanno letto il titolo di prima pagina.

    Dopo titoli così, si può lavorare in prosa?
    (scherzo, eh!) :D

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  3. La storia è un resoconto perlopiù falso di eventi perlopiù insignificanti provocati da governanti perlopiù delinquenti e da soldati perlopiù idioti.

    (Ambrose Bierce, scrittore Usa, 1842-1914)

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  4. @LAV

    Non mi hai ancora mai visto nella versione cattiva. So essere peggio di Ginko. :D

    Molti "giornalisti" oggi stanno mostrando di utilizzare la penna come altri fanno con cazzuola o vanga. Per i secondi, però, almeno si può dire che lavorano.


    @synthesis

    Bella citazione.
    Grazie.

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