difendere i rom è di sinistra
attaccarli è di destraGli replico:
non ne usciamo...
"Pompieri" è di destra.
"Vigili del fuoco" di sinistra.
Un mondo.Non m'ha risposto e, rivolgendosi genericamente agli altri, ha aggiunto:
per info...ho un'amica che ha lavorato per anni al centro igiene mentale come psicologa
ha avuto in cura diversi zingari (zingare soprattutto mi dice) fuoriuscite dalla comunità vivono uno stato di alienazione perché non possono o non vogliono rientrare nel loro mondo ma non riescono a far parte del nostro
...tanto per dire che le diversità dello zingaro rispetto a noi sono un tanticchiello più profonde rispetto a quelle dello spagnolo o del norvegese
Un altro che conosceva bene gli zingari per essere stato ammesso a viaggiare per quaranta giorni su uno dei loro carrozzoni nel '39 era Montanelli che, nel 1995, rispondeva così ad una signora che aveva scritto alla sua rubrica.
E' assolutamente impossibile istillare negli zingari il concetto di proprietà e quindi educarli al lavoro come mezzo per conquistarsela. Ma temo che sia altrettanto impossibile far capire tutto questo ai nostri pietisti, religiosi e laici, che farneticano di "integrarli".Montanelli, però, nel '95 era già diventato ipocondriaco, come direbbe Veneziani. E Pirlo non aveva ancora vinto lo scudetto.
Campioni dell'illegalità, noi italiani. Ma i lavavetri no, per loro scatta la tolleranza zero. Tutti a correre come pazzi sull'autostrada, ma se un rom ubriaco provoca un incidente ecco che parte l'emergenza zingari, tutti colpevoli. Allora può essere utile saperne di più: leggere queste storie di rom e di sinti fa uno strano effetto. La zingara medico che sorveglia sulla nostra salute, lo zingaro responsabile degli antifurti di una banca (sic!), l'insegnante, i bambini che vanno a scuola (migliaia di zingari fanno gli infermieri e i fornai), il prete: realtà che sembrano straordinarie ma che appartengono alla vita quotidiana. E che Petruzzelli riporta dando la parola a loro, andandoli a trovare nelle periferie delle nostre città ma anche in Romania, Bulgaria, in Francia. Racconti di vita dura e sofferta, di miseria e di intolleranza, di forti tradizioni, diverse dalle nostre. E quindi da nascondere. L'autore ricorda anche le persecuzioni e le torture che gli zingari hanno subito in Germania e in Svizzera. Storie scomode, che nessuno vuole riconoscere, per evitare possibili risarcimenti. Chi difende gli zingari? Nessuno.Tutta questa "pappardella" , invece, con il classico "io non sono razzista ma ..." al posto di "un [...] sistema di recinzione posto a tutela dell'area industriale, come in altre zone analoghe, e sensori antintrusione".
Poi scopro che l'opera è stata finanziata per 300 mila euro dalla Provincia di Napoli.
Mi chiedo chi siano certi addetti stampa, quali siano i loro scopi e quelli degli organizzatori.
A Roma, intanto, la soluzione è quella descritta da Silvia D'Onghia.
Il Fatto Quotidiano, 4 agosto 2001, pag. 11 |
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