Il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma (FOTO PIZZI) |
Umberto Pizzi da Zagarolo, questa la sua firma di fotoreporter, ha reso visibile il potere di “Roma godona” nell’era berlusconiana.
Ossia “l’Età della Monnezza” come la chiama il suo amico e sodale Roberto D’Agostino alias Dagospia. Pizzi&Dago coi loro “Cafonal” hanno sublimato l’orrore di fauci spalancate davanti al buffet oppure catalogato i pellegrinaggi nei salotti esclusivi della Capitale.
Nulla è sfuggito al loro obiettivo. Nemmeno la casta allo stadio Olimpico, nei mille e passa posti gratuiti che il Coni ogni domenica offre al potere nelle sue varie forme. La tribuna autorità dell’Olimpico è una pietra miliare nel processo bipartisan di “cafonalizzazione” a scrocco di questa povera Italia.
Pizzi, vogliono decimare i posti della casta all’Olimpico.
Fanno bene, anche perché non è più come un tempo. Una volta sono rimasto scioccato, credimi.
Perché?
La tribuna vip, quella delle autorità, è la più ambita. Un giorno ho visto seduto lì il portiere di Palazzo Ruspoli, un ragazzo che conosco. Mi sono chiesto: “Ma come cazzo ha fatto questo ad andare lì?”. Incredibile.
Amico degli amici degli amici. Una catena di amicizia.
Sììììì, però credimi la qualità si è abbassata. Io ho cominciato a fare servizi fotografici allo stadio dieci, undici anni fa.
La qualità della casta era migliore?
C’era un’immagine spettacolare: quella di Cesare Geronzi (banchiere, ndr) che arrivava con tutta la famiglia: moglie, figlie e generi. C’erano tutti.
E poi?
Iniziavano le cerimonie di saluto. Si andava a ossequiare Geronzi con certi inchini da colpo della strega.
Il potere necessita di sacrifici fisici.
Ahò, quelli s’inginocchiavano davvero.
Chi per esempio?
Bruno Vespa. Una cosa vergognosa. Ma chi mi ha fatto impazzire è stato Gigi Marzullo.
Genuflessioni “Sottovoce”?
Sì, ma non sono mai riuscito a capire per chi tifa. Va ogni domenica all’Olimpico, sia con la Lazio, sia con Roma. C’è sempre.
La schiena si allena regolarmente.
La verità è che dopo la morte della mitica Maria Angiolillo, il salotto più importante d’Italia è diventato la tribuna vip dell’Olimpico.
Anche senza Geronzi?
Ormai lui viene solo nelle partite di cartello, ma gli altri ci sono tutti. Ministri, sottosegretari, giornalisti, palazzinari. E così capisci osservando.
Che cosa?
L’inciucio del momento, gli equilibri che cambiano. Quando c’è aria di nomine di qualsiasi tipo la tribuna si riempie. Una volta ho sorpreso Domenico Siniscalco (ex ministro tecnico dell’Economia che sostituì Tremonti nel 2004, ndr) che passava dei “pizzini” a Marco Tronchetti Provera.
Un vero salotto.
Meno carbonaro di quello che teneva la Angiolillo nella sua casa di Trinità dei Monti. Qui la casta ostenta se stessa. Prima se’ menano in Parlamento poi vanno a fa’ gli amici della domenica: La Russa, D’Alema, Gasparri e così via. Il loro vero incubo è finire nelle tribune d’onore, a destra e a sinistra. Per un politico andare lì è un segnale d’allarme. Significa che stai cadendo in disgrazia. Quanti ne ho visti.
Chi ti ha colpito di più, in questo senso?
Il povero Armando Cossutta, comunista e interista. Da Togliatti all'onta della tribuna d’onore.
Hai mai avuto problemi?
Solo uno?
Racconta.
Ti dico questa. Quando ho cominciato i “Cafonal” allo stadio i politici ancora non avevano messo a fuoco quello che stavo facendo. E all'inizio uno dei personaggi che puntavo di più era Daniela Di Sotto, l’ex moglie di Gianfranco Fini. Con quei suoi vestiti da coatta finiva sempre su Dagospia.
Quindi?
Mi fu riferito da persone vicine ad An che lei non gradiva affatto. Era molto infastidita.
Meglio puntare altrove, allora.
L’antifona era questa. Fino a che poi non ho smesso di andare del tutto allo stadio.
Hai smesso?
Sì, mi hanno creato troppi problemi burocratici. Cose tipo accredito e altro ancora. Hanno provato a tenermi lontano e ci sono riusciti. Del resto, te l’ho detto, oggi non è più come una volta. I potenti hanno cominciato a capire.
Che cosa?
Che dalla tribuna non si vede un cazzo della partita. Meglio starsene a casa davanti alla tv.
Berlusconi però non l’hai mai fotografato in questo salotto.
Esatto. Non è mai venuto all'Olimpico che io ricordi. E sai perché?
No.
Perché teme di essere fischiato. A Roma sono implacabili, spietati. Se lo vedono, dalle curve parte di tutto.
(Da Il Fatto Quotidiano, a cura di F. D'Esposito)
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