mercoledì 5 ottobre 2011

Tale padre, tale figlia



Marina B. vuol punire i giudici del caso Mondadori
ESPOSTO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA E AL PROCURATORE GENERALE DELLA CASSAZIONE: “MANIPOLATA UNA SENTENZA”

di Antonella Mascali
Sulle orme del padre, scende in campo Marina Berlusconi. Invoca la punizione dei giudici di Milano che il 9 luglio hanno condannato la Fininvest, in appello, al pagamento di 560 milioni alla Cir per lo scippo della Mondadori, avvenuto grazie a una sentenza comprata nel ‘91. Ai magistrati contesta la manipolazione di una sentenza della Cassazione, per dare ragione al gruppo di Carlo De Benedetti.

IN QUALITÀ
di presidente della Fininvest, ha presentato un esposto al ministro della Giustizia, Nitto Palma e al procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, titolari dell’azione disciplinare.


Lapidario il commento degli avvocati della Cir, Vincenzo Roppo ed Elisabetta Rubini: “L’esposto rischia di apparire intimidatorio. Anziché affidare, secondo la normale e corretta fisiologia processuale le proprie ragioni al giudizio della Cassazione, Fininvest lancia un improprio atto d’accusa contro i giudici”.
Gravi le accuse mosse a Luigi de Ruggiero (presidente della seconda sezione civile della corte d’appello di Milano) e ai giudici Giovanni Battista Rollero e Walter Saresella, firmatari del verdetto, a sottolineare la collegialità della decisione. Nell’estensione della sentenza avrebbero commesso “Sconcertanti omissioni”. Ci sarebbe stato il “taglio di un passaggio decisivo e la mancata citazione di altri passaggi, altrettanto decisivi” di una sentenza di Cassazione del 2007 e le si fa dire una cosa che non ha detto. Marina Berlusconi, ricorda che Fininvest aveva sostenuto l’impossibilità per Cir di rivalersi in sede civile perché non c’era stata quella che tecnicamente si chiama “revocazione” della sentenza romana del ‘91, frutto della corruzione del giudice Vittorio Metta; poi riferisce che il collegio milanese ha ritenuto il contrario. Infine, descrive un doloso “taglia e cuci” della sentenza della Cassazione, proprio perché i giudici così hanno potuto avvalorare la tesi che Cir aveva diritto alla causa civile. Ecco un accenno del passaggio incriminato, presente nell’esposto: “ ‘In ogni caso spetterà al giudice civile […] di valutare se la decisione sia comunque conforme a giustizia, nel merito’…”. Ma –secondo la Fininvest - i giudici hanno omesso di scrivere un altro passaggio del pronunciamento della Cassazione che sostiene la necessità della revocazione della sentenza, frutto della corruzione, per intentare la causa civile.
Dunque, prosegue Marina Berlusconi, “la liquidazione di centinaia e centinaia di milioni di euro in danno della Fininvest è stata resa possibile dall'attribuzione a una pronuncia della Corte di Cassazione di una tesi mai espressa”. Ma la manipolazione non c’è stata. Basta leggere la sentenza d’appello per accorgersene. Il presunto passaggio “alterato ” non si riferisce affatto, come sostiene l’esposto, alla questione preliminare sul diritto o meno della Cir di poter fare causa civile alla Fininvest. Si riferisce, invece, al nesso di causalità tra la corruzione del giudice Vittorio Metta (relatore ed estensore della sentenza del ’91) e il convincimento degli altri due colleghi, non corrotti. Per i giudici milanesi il nesso esiste e lo spiegano anche con stralci di quel pronunciamento della Cassazione.
Dunque, come accade sempre nelle sentenze, hanno utilizzato i passi che ritenevano pertinenti all’argomento che stavano trattando. Tant’è che sul quesito legato alla cosiddetta revocazione, i giudici rispondono con un’altra sentenza della Cassazione, del 1984. E stabiliscono che non era necessaria la revocazione.
Se a torto o ragione, lo deciderà la Cassazione quando esaminerà il ricorso della Fininvest.

MA IL BISCIONE
non ci sta a seguire solo le vie ordinarie. E dai “calzini turchesi” del giudice Raimondo Mesiano, dileggiati su Canale 5, si è arrivati alla mossa dell’esposto che ha chiaramente come obiettivo quello della punizione dei giudici. Non certo quello di cambiare l’esito della sentenza d’appello. Cosa che può avvenire, eventualmente, solo in Cassazione.

Ora, di fronte alle accuse contro i magistrati, il ministro della Giustizia e il Pg della Cassazione hanno di fronte due possibilità: l’archiviazione o l’avvio di un procedimento disciplinare.
Cominciando, per esempio, con il chiedere una relazione al presidente della Corte d’appello di Milano, Giovanni Canzio. In astratto, Nitto Palma potrebbe anche decidere di inviare gli ispettori ministeriali. (Il Fatto Quotidiano, 5 settembre 2011)


QUI l'intervista a Il Corriere Della Sera.

2 commenti:

  1. Mai confondere i figli di papà - cresciuti e scresciuti nella bambagia e nel mito di un uomo che non esiste - col padre.
    Se fosse stata una figlia decente si sarebbe portata via suo padre.

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  2. Si sarà affezionata di più all'uomo che l'accompagnava a scuola...

    Io mi meraviglio più dell'ultimo figlio, comunque.
    Così intelligente e tanto pio.

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