sabato 15 ottobre 2011

Saverio Romano: inchiodato dalle telefonate

L'altra mattina il ministro Saverio Romano fu ospite (video) di Coffee Break, un programma televisivo di LA7. Con grande faccia tosta, negò ogni tipo di rapporti con la mafia, insinuò finalità politiche ed ideologiche della Magistratura nei suoi confronti. Con grande faccia tosta, parlò di Vito Ciancimino che accumulava denaro mafioso a Palermo mentre suo padre si spaccava la schiena da emigrante, o del figlio del mafioso che girava per strada con la Porsche mentre lui sgobbava sui libri, ed ancora di Massimo Ciancimino che oggi traffica con le bombe ed il riciclaggio del denaro del padre.

Esistono, però, oltre alle testimonianze dei suoi compari, delle intercettazioni telefoniche che non lasciano molto spazio alla fantasia.

L'EMENDAMENTO ALLA FINANZIARIA

È il 3 dicembre 2003, Lapis (L) chiede a Romano (R) di inserire una modifica in favore delle società che si occupano di metanizzazione.



L: "Avevo bisogno di un'informazione, poi domani ci vediamo... due cose mi serviva sapere, state ritirando tutti quanti gli emendamenti dalla finanziaria?"
R: "No, solo quelli del governo".
L: "Un attimo, ti do... eh, Monia mi dai quell'emendamento... c'è un emendamento che è stato presentato sembra stamattina".
R: "Sì, chi l'ha presentato?"
L: "Sembra... non lo sappiamo... l'ha presentato per conto delle municipalizzate... per il metano".
R: "Sì".
L: "Eh siccome vorremmo capire cos'è... e non dovrebbe interessare il settore privato, quindi, in tutti i casi se passa dovreste integrarlo, che non riguarda il settore privato".
R: "Ah, ho capito".
L: "Va specificato meglio questo emendamento".
R: "Eh, fai una cosa, mandami un fax".
L: "Va bene, aspetta me lo segno, 06...".

IL CONTATTO AL MINISTERO

Quel 3 dicembre 2003, Romano è in aula, la comunicazione s'interrompe. Lapis richiama.

L: "Saverio, io ho bisogno di andare un attimo... eh... se mi... però presentato o accompagnato... al ministero delle attività produttive, per sapere se hanno dato un parere con la legge Prodi per il gruppo Graci, perché c'è una transazione".
R: "E quando ci devi andare?"
L: "Appena tu mi dici che è possibile andarci, perché debbo sapere, perché loro hanno un obbligo di dare un parere... siccome c'è una transazione...".
R: "Eh".
L: "Per un mare di cause".
R: "Prossima settimana lo possiamo fare".

LA PRATICA DA SBRIGARE
A cosa serva quel contatto al ministero viene scoperto qualche giorno dopo dai carabinieri del gruppo Monreale, attraverso un'altra intercettazione. Lapis ha un contenzioso in corso con la Banca d'Italia e ha bisogno con urgenza di alcuni documenti. Il 20 gennaio 2004, alle 16.18, è Romano che telefona a Lapis.

R: "Mi puoi ricordare un attimo il nome della transazione".
L: "Graci... perché c'è sicuramente con la legge Prodi un parere sulla richiesta Banca d'Italia".
R: "Ti richiamo".
Ventisette minuti dopo, Romano telefona a Lapis.
R: "Senti Gianni, la persona che materialmente ha le carte sta a andando a Catania e rientra giovedì. Io tra l'altro giovedì non ci sono, si potrebbe fare martedì".
L: "No, non faccio a tempo, ho da consegnare le carte all'avvocato".
R: "Scusa un attimo Gianni". Romano si rivolge a un'altra persona: "Non fa a tempo perché deve compiere un atto ora...". Poi, dice a Lapis: "Aspetta, vediamo se se li fa mandare, stiamo cercando di recuperarli ugualmente".
È un pomeriggio frenetico. Tre minuti dopo, Romano telefona a Lapis e dice: "Perfetto, domani abbiamo appuntamento all'una al ministero".

INSIEME A MONTECITORIO
Il 21 gennaio, Lapis chiama Romano alle 10,41. Si danno appuntamento alle 12,45, a piazza Montecitorio. Il giorno dopo, il deputato chiama l'avvocato.

R: "Eh, io avrò le carte all'una e mezza".
L: "Perfetto, io sono in via Veneto".
R: "Allora ti chiamo non appena sono in materiale possesso delle carte".

QUEL MILIONE DALLA SVIZZERA
Nel gennaio 2004, Lapis e Massimo Ciancimino stanno curando la vendita del gruppo Gas agli spagnoli di Gas natural, per 120 milioni di euro. Il 18 gennaio, è l'avvocato Giorgio Ghiron a prelevare dal conto svizzero "Mignon" un milione e 330 mila euro, che Massimo Ciancimino porta a Palermo e consegna a Lapis. Al telefono, i due parlano di "operazione sottoveste". Il 28 febbraio, Lapis convoca il deputato regionale Udc Salvatore Cintola (C). Secondo i pm, è il momento delle tangenti.

L: "Ci vediamo alle dodici in studio?".
C: "Eh, concreto sei? Sì".
L: "Sì è logico, se no non ti faccio venire, ma scusa, non ti chiamo più, non ti voglio più bene".
C: "Gioia mia ti voglio bene".
L: "Eh, fai venire pure Saverio così do un compito...".
C: "No, Saverio non sai cosa gli è successo? Sua moglie mentre stava sciando ha preso una scivolata".

Il 3 marzo, Lapis chiama Romano. Concordano di vedersi il giorno dopo. All'ultimo momento, l'avvocato chiede al politico di raggiungerlo a casa: "Ho una piccola influenzella, non mi muovo. Ti aspetto alle quattro". 

(La Repubblica)

L’ALLEGRA BRIGATA DEGLI AFFARISTI
E LE 25 CHIAMATE CHE INCHIODANO ROMANO

Il gip di Palermo chiede alla Camera l’uso delle intercettazioni
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza

Saverio Romano, a quell’epoca deputato Udc, non aveva alcuna voglia di mettersi a studiare nel dettaglio la modifica di quell’emendamento della Finanziaria 2004.
Era un favore a cui l’amico tributarista Gianni Lapis, socio occulto di Massimo Ciancimino, teneva moltissimo. Lapis voleva a tutti i costi che la manovra economica, in quei giorni all’esame della Camera, potesse accogliere un piccolo ‘ritocco’ che allargava alle società private di energia i vantaggi fiscali già previsti per le società pubbliche. Espediente che avrebbe fatto lievitare a dismisura il valore della “Gas spa’’ , la società che il tributarista palermitano amministrava con l’avvocato Giorgio Ghiron per conto del figlio di don Vito, e che era in procinto di essere venduta agli spagnoli della Gas natural.
COSA FA, allora, Romano? Delega a Lapis l’intera faccenda, invitandolo a mandargli direttamente un fax con il testo della modifica. È tutta lì, in una telefonata, una delle 25 conversazioni che ieri il gip di Palermo Piergiorgio Morosini ha inviato a Montecitorio, la prova, secondo l’accusa, di come Romano, oggi ministro per l’Agricoltura, fosse già a quell’epoca in rapporti stretti con il prestanome di Ciancimino, recentemente condannato per riciclaggio dalla Cassazione insieme ai soci occulti e palesi dell’affare del gas.
Ecco lo scambio di favori dalla viva voce dei protagonisti. È il 3 dicembre del 2003. Dice Lapis“C’è un emendamento che è stato presentato, mi sembra stamattina”. E Romano: “Si, chi l’ha presentato?
. Lapis: “Eh… siccome vorremmo capire cos’è per... e non dovrebbe interessare il settore privato… quindi…in tutti i casi…se passa dovreste integrarlo... che non riguarda il settore privato’’ . Romano: “Ah, ho capito”.
Lapis: “Perché va specificato meglio questo emendamento...’’Romano: “Eh, fai una cosa, mandami un fax... ”. Lapis: “Ti mando un fax e... ’’. Romano: “Al numero di Roma… 06”. È una specie di delega in bianco quella che Romano conferisce all’amico Lapis, che – sostiene l’accusa - ricambia il favore con denaro sonante. Risulta agli atti dell’inchiesta che un mese e mezzo dopo quella telefonata, il 18 gennaio 2004, Massimo Ciancimino consegna a Lapis la somma di 1.330.000 euro, prelevati due giorni prima dal conto “Mignon” presso il Credit Lyonnais, intestato al suo avvocato Giorgio Ghiron. Denaro che Lapis, secondo l’ipotesi accusatoria formulata dai pm di Palermo Nino Di Matteo e Sergio Demontis, avrebbe ‘girato’ allo stesso Romano, a Totò Cintola (deputato regionale siciliano Udc, adesso morto), all’ex presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro – attualmente detenuto per una condanna a 7 anni per favoreggiamento a Cosa Nostra - e al senatore del Pdl Carlo Vizzini, quest’ultimo coinvolto in 40 intercettazioni telefoniche sulla cui “rilevanza penale” il gip Morosini non si è ancora espresso.
Proprio all’inizio del 2004 scattano i contatti tra il tributarista e Cintola che secondo il gip Morosini fa parte del ‘giro’ degli amici del gas, per la consegna di alcune tranche delle tangenti. Dice Lapis il 28 febbraio, parlando con Cintola: “Senti ci vediamo… alle 12i in studio?”. E Cintola, che non vuole perder tempo: “Eh… concreto sei?”. Lapis: “Sì. è logico, se no non ti faccio venire”. Cintola: “Aspetta… se dovessimo farlo nel pomeriggio per te va bene uguale?” Lapis: “Eh, eh, fai venire pure Saverio così dò un inca... un compito”. Saverio, ovviamente, è il ministro Romano.
L’INCONTRO tra Lapis e Romano, (il primo, secondo i pm, è pronto a consegnare in quell’occasione una parte della tangente, circa 300mila euro, al politico Udc) viene però rinviato di qualche giorno. Quel pomeriggio la moglie dell’attuale ministro dell’Agricoltura, infortunatasi sciando, viene ricoverata d’urgenza all’ospedale di Aosta. A informare Lapis del disguido è lo stesso Cintola che, sempre al telefono, non nasconde un certo rammarico per l’appuntamento saltato con Romano: “Sua moglie, mentre stava sciando, ha preso una scivolata… maledetta… ed è ricoverata all’ospedale di Aosta con una vertebra completamente frantumata’’. In seguito, il 4 marzo del 2004, Lapis riuscirà a parlare con Romano con una telefonata nella quale lo invita a recarsi a casa sua nel pomeriggio alle 5 e 30. L’attuale ministro, che secondo i pm non se lo fa ripetere due volte: “Se vuoi - replica al telefono – posso venire pure prima… potrei venire alle …a questo punto anche alle... 4...”. Storie telefoniche di ordinaria amicizia tra un ministro della Repubblica e un’allegra brigata di affaristi senza scrupoli che cercano di trasformare le aziende del “gruppo Gas spa”, la società di fornitura energetica amministrata da Lapis (ma riconducibile “a Massimo Ciancimino, e in precedenza al padre di quest’ultimo, l’ex sindaco mafioso di Palermo Vito che – scrive Morosini - la gestì sempre nell’interesse di Cosa Nostra”), in una macchina fabbricasoldi.
Tocca ora alla Camera decidere sull’utilizzabilità delle conversazioni intercettate all’interno dell’inchiesta nella quale il ministro è accusato di corruzione aggravata, sulla base, oltre che delle telefonate, anche delle dichiarazioni di Ciancimino, Lapis e l’avvocato Giovanna Livreri. Fino a oggi, Romano s’è avvalso della facoltà di non rispondere. (Il Fatto Quotidiano, 15 ottobre 2011)

1 commento:

  1. Lo so che dalla faccia o dall'espressione non è che si possa dedurre chissà quanto,figurarsi trarre qualche conclusione giudiziaria, però, ecco, ogni volta che lo vedo penso che abbia una faccia terribile e non riesco neanche ad ascoltarlo.
    Un caso, ovviamente.

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