domenica 9 ottobre 2011

"Le vergini violate"


Le vergini violate
di Marco Travaglio

L’altroieri il sottoscritto, insieme ai colleghi Gomez, Lillo e Pappaianni, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver diffamato in un libro una giovane frequentarice di Palazzo Grazioli. Càpita, ai giornalisti. Almeno a quelli che usano la penna anziché la lingua. La signorina ha tutto il diritto di denunciare: se dimostrerà che abbiamo sbagliato, rimedieremo secondo la legge. La “notizia” è stata subito rilanciata dall’Ansa, di solito piuttosto avara d’informazioni sui processi per diffamazione ai giornalisti (specie a quelli dell’Ansa). Il sito del Corriere della sera l’ha subito piazzata in homepage fra le prime dieci: attendiamo con ansia dal sito del Corriere l’elenco completo dei processi per diffamazione al direttore e ai cronisti del Corriere. Il quotidiano Libero, che della diffamazione ha fatto una religione, sbatte la “notizia” in prima pagina, corredata da una vignetta che ritrae il sottoscritto dietro le sbarre e da un commento del solito poveretto con le mèches, che altrimenti non saprebbe cosa scrivere.


Il bello di questi fulgidi esempi di garantismo e giornalismo con la schiena dritta è che, quando vengono denunciati o processati o condannati per diffamazione, si mettono a strillare alla malagiustizia e alla persecuzione come vergini violate.
Quando invece tocca agli altri va tutto bene, anzi i rinvii a giudizio diventano condanne definitive (titolo del Giornale: “Dà del mafioso a vanvera, Travaglio sarà processato”). In questi giorni il quintetto Sallusti Belpietro Mulè Ferrara Minzolini Vespa (con l’eccezione di Feltri) è impegnatissimo nel plaudire al bavaglio di regime e nell’invocare pene esemplari contro i cronisti che pubblicano intercettazioni e altri atti d’indagine non segreti, dunque violerebbero la privacy e la reputazione di indagati e non. I pulpiti sono l’uno più autorevole dell’altro. Mulè è quello della fuga di notizie su Panorama , firmata Amadori, che ha fatto scappare Lavitola. Amadori ha patteggiato 1 anno di carcere per lo spionaggio abusivo dei dati fiscali di vari personaggi sgraditi al padrone, tra cui Di Pietro, De Magistris, Grillo, Mesiano e il sottoscritto. Sallusti, insieme a tal Villa, è l’artefice dello scoop sull’omosessualità di Boffo. Sul suo Giornale scrive un tal Damascelli, sospeso dall’Ordine dei giornalisti perché spiava il suo vicino di banco e riferiva in anteprima i suoi articoli alla banda Moggi. E il suo Giornale da tre giorni pubblica articoli a base di sms e telefonate per alludere a “incontri ravvicinati di un certo tipo” fra De Magistris e il pm Gabriella Nuzzi, rei di aver scoperchiato il marcio della giustizia calabrese, dunque severamente puniti dal Csm. Ferrara faceva la spia per la Cia e per anni ha tentato di demolire Di Pietro con intercettazioni mezze taroccate. Minzolingua è fuori concorso: più che di carte giudiziarie, lui s’intende di carte di credito. Vespa, fra plastici e schizzi di sangue, ha devastato la privacy di centinaia di persone coinvolte in (o vittime di) delitti orrendi; una sera, in nome del garantismo, esibì una lettera anonima come prova dell’innocenza di certi poliziotti picchiatori; un’altra, per difendere Mastella, intervistò un “super testimone” camuffato che poi si scoprì essere un coindagato di Mastella. Belpietro sbattè in prima pagina le foto di Sircana nei pressi di un trans. Poi pubblicò l’intercettazione Fassino-Consorte che un signore aveva rubato per farne omaggio ai fratelli B. Poi s’inventò un falso attentato a Fini che certi bolscevichi avrebbero voluto far ricadere su B. E ora, dulcis in fundo, è indagato insieme al suo segugio preferito per aver pubblicato conversazioni private di dirigenti e dipendenti delle Coop Lombardia illegalmente intercettate dal capo della security (si attende un puntuto commento del mèchato). Non dunque le intercettazioni regolarmente disposte e depositate dai giudici, ma quelle fuorilegge di uno spione privato. Infatti le prime sarà vietato pubblicarle, le seconde no. Ciò che è legale diventa illegale, e viceversa. (Il Fatto Quotidiano, 9 ottobre 2011)

3 commenti:

  1. ..ma tra i tagli, tipo, quello dei finanziamenti all'editoria, no?

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  2. Dipende.
    Col bianchetto o con la ghigliottina?

    Un tempo consideravo i giornalisti sportivi (calcio) italiani tra la gente più imbarazzante del pianeta.

    Sono stati scavalcati verso il peggio da quelli politici.

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  3. Che domande.
    La lame, ovviamente.
    Vuoi mettere la puzza del bianchetto con il fascino della rivoluzione?

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