Foto: T. Bonaventura - Contrasto |
L'ultima di Brunetta
Come presidente il sindaco che l’ha sposato. In consiglio uomini nei guai con la giustizia. Costi: 4,5 milioni l’anno. Ecco il Formez-bis voluto dal ministro
DI ANGELA CAMUSO
Ci sono buoni intenti e pessimi risultati. Con iniziative che dovrebbero rendere razionale la macchina pubblica e invece si trasformano in ulteriori mangiatoie di denaro. E la vicenda dei due Formez appare il simbolo di questi paradossi, anche perché nasce dalla volontà di Renato Brunetta, che della guerra agli sprechi ha fatto il suo slogan.
Il Formez è uno storico ente di formazione e selezione del personale pubblico impegnato soprattutto nel Mezzogiorno e diventato spesso sinonimo di carrozzone clientelare. Tre anni fa il ministro castigafannulloni ha deciso di creare un suo clone, Formez Italia, una spa che avrebbe dovuto svolgere la stessa missione ma con criteri privatistici: una botta di efficienza per risollevare il Sud dalla sua indolenza.
Il primo problema sono le persone a cui è stato affidato il compito. Alla presidenza è stato messo Secondo Amalfitano, geologo ed ex sindaco di Ravello. Difficile individuare nella sua carriera di amministratore della perla della Costiera i titoli per l’immane impresa di risvegliare il Meridione.
Di sicuro è intimo di Brunetta, di cui la scorsa estate ha celebrato le nozze
notturne e a cui ha concesso di trasformare il rustico in una villa di gran fascino.
Oggi come leader del Formez privatizzato Amalfitano riceve uno stipendio di tutto riguardo: fino a giugno 17 mila euro lordi al mese, diventati 20 mila da settembre in poi. Più un premio di produttività concesso a luglio di 70 mila euro. E come benefit un appartamento romano non lontano da piazza Barberini, in pieno centro, per gli spostamenti dalla sede operativa di Napoli a quella legale capitolina, in viale Carlo Marx, dove si reca due volte a settimana: metà del canone è a carico della vecchia società pubblica.
Senza contare poi una carta di credito aziendale per le spese di rappresentanza, ovviamente a carico della privatissima spa.
Al suo fianco una figura a dir poco imbarazzante: Paolo Giovanni Bernini, un
tempo consigliere del ministro Pietro Lunardi.
Ossia il teorico della «convivenza con la mafia»: un viatico niente male per
chi deve indirizzare lo sviluppo virtuoso del Sud. Bernini nel 2005 fu interrogato per chiarire i suoi rapporti con il boss casalese Zagaria. Lui confermò di averlo incontrato ma disse candidamente che pensò di avere davanti un normale imprenditore.
Una testimonianza che non ha rovinato la sua carriera politica: al Formez come consigliere d’amministrazione intascava in media 4 mila euro al mese, mentre la busta paga dello scorso ottobre ne prevede ben 7 mila. Ma Bernini, assessore del Comune di Parma, è stato arrestato, filmato mentre intascava una mazzetta sugli appalti delle mense scolastiche.
Ora si discute delle sue possibili dimissioni, ma di fatto mantiene l’incarico dalla detenzione domiciliare.
Quanto a rinascita delMezzogiorno il personaggio più illuminante è Salvatore
detto Totò Castellaneta, avvocato di Fasano, in provincia di Bari e membro del
collegio sindacale di Formez Spa. Intimo di Giampaolo Tarantini, è accusato insieme a lui di associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento
della prostituzione. Perché, secondo la procura barese, Castellaneta avrebbe convinto Grazia Capone, meglio nota come l’Angiolina Jolie barese, a prostituirsi a palazzo Grazioli per allietare le notti del premier. Come abbia
fatto a ottenere la nomina si può forse intuire dalle intercettazioni di quell’inchiesta.
Agli atti c’è un suo sms del febbraio 2009: «Mi vogliono fregare il collegio sindacale Formez domani vogliono fare il blitz, se riesci a far parlare lui a Brunetta ministro competente». Immediata la replica di Tarantini, all’epoca sodale delle nottate di Silvio Berlusconi: «Stasera parlo». Ma la nomina slitta e così il 15 marzo del 2009 Castellaneta torna alla carica, chiedendo a Tarantini, come annotano i finanzieri, «di interessare Raffaele (il ministro Fitto, ndr.) per la questione Formez che stava in scadenza». A lui va una paga
di rispetto: 3.668 euro a luglio, 4 mila ad agosto di quest’anno.
Certo, nella compagine figurano anche professionisti di rilievo: oltre a Bernini, l’unico altro consigliere di amministrazione è Cesare Vaciago, il city manager torinese con studi ad Harvard e trascorsi da top in Montedison e Ferrovie. Mentre il direttore generale Marco Villani riveste lo stesso ruolo in entrambe le compagini, con un unico stipendio. Ma il paradosso delle due Formez resta difficile da sbrogliare. La spa brunettiana costa 4 milioni e mezzo di euro l’anno. La natura privata, però, limita la sua attività a svolgere quei compiti che prima la pubblica Formez P. A. svolgeva in proprio: sostanzialmente un doppione a caro prezzo. Solo per la sede napoletana, a Pozzuoli, si spendono
243 mila euro al mese. La vecchia società “statale” invece è stata traslocata da Napoli alla capitale: come alternativa al trasferimento è stata offerta la possibilità di cambiare contratto e passare alle dipendenze del gemello privato.
La maggior parte ha accettato, alcuni si sono rivolti al giudice del lavoro.
Formez Italia spa è nata per essere piccola - capitale di solo mezzo milione - e agile. Il 76 per cento delle azioni però è detenuta da Formez pubblica, che ne dirige e coordina le iniziative: un vincolo che va rispettato nel formulare ogni convenzione.
E il 90 per cento delle attività “private” viene “subappaltato” dalla vecchia struttura, l’unica che a norma di legge può prendere commesse pubbliche per progetti con importo superiore a 20 mila euro.
Sulle quali - paradosso nel paradosso - Formez Spa deve pagare l’Iva.
Il listino dei subappalti di quest’anno include il format “Vinca il migliore” un
progetto di selezione del personale ad alta innovazione tecnologica; il Ripam di Napoli, “corso-concorsone” per il personale del Comune del capoluogo campano; il seminario per l’incremento del livello professionale dei dipendenti della Corte dei conti. Gli effetti della gestione privatistica in alcuni casi sono discutibili: per risparmiare si taglia sulla qualità. A Napoli il “corso concorsone” per il personale comunale è stato affidato a tutor che fino ad allora si erano occupati del protocollo.
E per la lezione pratica degli operatori informatici si finì in un’aula senza computer.
I risparmi in questo caso sono virtuali e sembrano soprattutto un escamotage: il costo di quel progetto è stato di 610 mila euro, personale a parte, inclusi una quarantina di contratti di consulenza esterna.
Formez può dire di avere speso di meno, perché le consulenze esterne sono pagate con lo stanziamento per il progetto e non pesano sul bilancio di Formez. Ma alla fine l’esborso di denaro pubblico non cambia.
Più che una prassi virtuosa sembra un trucco. Che però permette ai Brunetta
boys di fare bella figura e intascare i premi di produttività. (l'Espresso)
Cercare i 'poteri forti'.
RispondiEliminaPoi ti accorgi che li ha Tarantini e ti prende male.
Cose che capitano in un Paese di nani.
RispondiEliminaTutto è relativo, disse quello.
Quindi lultima di Brunetta non è la recente abolizione dell'apostrofo! :-)
RispondiEliminaMa per tornare seri: che pietà...
LOL
RispondiEliminaFlavia,
perché non lo presenti alla Regina e ce lo togli dagli alluci?
Perchè un nano a corte ci vuole?
RispondiEliminaFlavia,
RispondiEliminal'omino è eclettico: cucina, disegna oggetti d'arredamento, è tanto di compagnia.
A corte farebbe la sua bella figura, lontano dall'acqua alta.