sabato 7 gennaio 2012

“Conosco la mente di Dio, ma il mistero sono le donne”


“Conosco la mente di Dio, ma il mistero sono le donne”
CONVERSAZIONE CON L’ASTROFISICO STEPHEN HAWKING, IL PIÙ GRANDE SCIENZIATO VIVENTE, CHE DOMANI COMPIRÀ 70 ANNI
di Donna Bowater

È nato l’8 gennaio 1942 il più grande scienziato vivente, l’astrofisico e cosmologo Stephen Hawking. Da circa mezzo secolo vive su una sedia a rotelle con il corpo devastato da una malattia che non gli consente più né di parlare né di muoversi. Le conseguenze della malattia sono evidenti, ma non suscitano compassione; stupore piuttosto.
Nel 1963, l’ambizioso e brillante studente di Cambridge, fu colpito da una forma di Sla. Gli dettero due anni di vita, “non di più”. Servendosi di un computer che sintetizza la sua voce, a partire da impercettibili movimenti che fa con le guance, risponde: “Da 49 anni convivo con la morte, con l’idea di una morte prematura. Non ho paura di morire, ma non ho nemmeno fretta.
Ho ancora un mucchio di cose da fare”.
L’università di Cambridge si prepara a festeggiarlo con gli onori riservati a uno dei suoi allievi e professori più illustri. Alla conferenza organizzata dalla prestigiosa università interverranno 27 relatori che parleranno di buchi neri, cosmologia e fisica. Hawking ha visitato con la sua mente l’intero universo e ha sconfitto le leggi della medicina per poter riscrivere quelle della fisica. È stanco, non ha molta voglia di parlare, ma fa sempre sfoggio del suo leggendario senso dell’umorismo. Sulle pareti della sua stanza un po’ della sua vita: una lettera di Michelle Obama, immagini di un suo viaggio nell’isola di Pasqua e in Cina e una bella foto di Marilyn Monroe. “Quella è una mia ex fiamma”, dice Hawking e sembra di vederlo sorridere.
MA COME ha tenuto duro per così tanti anni? “Inizialmente – racconta – mi ha aiutato molto la musica di Wagner che ascoltavo per ore e ore. Non è affatto vero che alzassi il gomito per farmi coraggio. Lo hanno scritto molte volte, ma non è vero. Un bella spinta me la diede l’incontro con una studentessa di lingue, Jane Wilde, che divenne mia moglie nel 1965, la prima moglie per essere precisi”. In campo scientifico Stephen Hawking ha raggiunto la notorietà con la scoperta dei buchi neri e da anni insegue il sogno di fondere in un’unica teoria il molto grande (la relatività generale) con il molto piccolo (la meccanica quantistica) per dare vita alla cosiddetta gravità quantistica. Quale è stato il suo maggiore errore? “Per molto tempo ho pensato che all’interno dei buchi neri andassero distrutte tutte le informazioni. Poi ho cambiato idea. Ed è stato questo il mio maggiore errore, per lo meno in campo scientifico”. Quale scoperta rivoluzionerebbe più di ogni altra la nostra concezione dell’universo? “Probabilmente la scoperta delle particelle supersimmetriche che potrebbe esserci regalata dal Large Hadron Collider di Ginevra”. Quella di Hawking è stata una vita di successi in campo scientifico, ma non priva di cambiamenti sul versante personale. Da Jane ebbe tre figli – Lucy, Robert e Tim – ma si separarono nel 1991. Perché? “A ripensarci oggi, in parte per motivi religiosi. Una delle conseguenze della cosmologia quantistica è che la creazione e l’evoluzione dell’universo si possono spiegare semplicemente con le leggi della scienza senza ricorrere a un creatore”.
Quando Hawking parla di Dio o dice di conoscere la mente di Dio, lo fa in maniera metaforica. “Possiamo dire che le leggi della fisica sono opera di Dio, ma questa è più una definizione di Dio che una prova della sua esistenza”.
Comunque sia, dopo aver sposato Elaine Mason, che era stata una delle sue infermiere, nel 2006 si è riconciliato con Jane.
Ma è veramente certo che non esista nulla che somigli al paradiso? ”Il paradiso è una favola per chi ha paura del buio e io non ho paura del buio”.
La figlia Lucy lo guarda amorevolmente e commenta: “C’è un aspetto della vita di mio padre che non è facile spiegare: l’incessante passione che lo ha spinto a lavorare e a fare ricerca a dispetto delle sue sofferenze.
Ed è proprio grazie alla sua cosmica forza di volontà che si è fatto beffe della diagnosi di cinquanta anni fa”. Ma quando non è preso dal suo lavoro a cosa pensa? “Alle donne. Sono un completo mistero, un universo assolutamente impenetrabile”.
© The Daily Telegraph
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto

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