lunedì 18 settembre 2006
Il Kenya, quella era la sua casa.
"Suor Leonella era ancora viva, sudava freddo. Ci siamo prese per mano, ci siamo guardate e, prima di spegnersi come una candelina, per tre volte mi ha ripetuto perdono. Perdono, perdono, perdono...Queste sono state le sue ultime parole"
Un dolore composto, un ricordo dolce e amaro nello stesso tempo, il ricordo di una donna che aveva dedicato all'Africa tutta la sua vita e che in Africa è andata a morire e per dedicarsi al prossimo.
Piange con compostezza Giuseppina Sgorbati, sorella di Rosa, la religiosa uccisa oggi a Mogadiscio. E nel suo appartamento, alla periferia di Milano, ricorda l'ultima volta che si erano sentite, al telefono, due giorni fa.
"Le ripetevo sempre 'stai attenta, stai attenta', quando passava a salutarmi a Milano o ogni volta che la sentivo al telefono".
Ora può ripetere soltanto che non tornerà più, neanche da morta. "Mia sorella non tornerà - dice Giuseppina - Lei voleva essere seppellita in Kenya, quella era la sua casa".
La missionaria, infatti, solo da quattro anni viveva in Somalia, dove insegnava in una scuola di infermieri professionali nell'Ospedale Sos di Mogadiscio. Per il resto quasi tutta la sua vita l'aveva spesa in Kenya.
"La chiamava spesso, però, - racconta Paolo Villa, figlio di Giuseppina e nipote della suora -. Mia madre l'aveva sentita appunto due giorni fa". E, come sempre, le aveva ripetuto di fare attenzione. Ma suor Leonella (questo il nome che Rosa Sgorbati aveva assunto quando era entrata nel 1963, a 23 anni, nel convento delle suore missionarie della Consolata) le aveva risposto con le parole che usava sempre: "Se dovrà succedere, succederà, altrimenti la pallottola mi passerà solo vicino".
Parole di chi sa di andare incontro a situazioni di estremo pericolo, ma allo stesso tempo parole decise, come era nel suo stile, a dimostrare una volontà tenace di portare a termine quelle opere di bene per aiutare i Paesi più poveri e difficili.
"Era una persona attenta, valida e capace, perfettamente conscia dei rischi a cui andava incontro - racconta il nipote di fronte alla casa di sua madre Giuseppina, nella zona est di Milano - I pericoli li sapeva gestire perchè aveva una caratteristica importantissima per chi fa il missionario, era dolcissima e gentile".
Negli ultimi anni Suor Leonella faceva avanti indietro tra il Kenya, dove era arrivata per la prima volta nel 1970 e che era ormai diventato il suo paese d'adozione, e la Somalia, dove l'aspettavano i suoi allievi infermieri. La Somalia, però, nei mesi scorsi le aveva negato i permessi per farla rientrare.
'Troppo pericoloso', le avevano anche detto.
"Ci aveva ripetuto più volte che Mogadiscio era una città a rischio per lei - spiega Paolo Villa - Il rischio, però, ci diceva, rientrava nella sua attività ".
A Natale la suora, originaria di Gazzola, in provincia di Piacenza, aveva trovato, comunque, il tempo per tornare in Italia e si era subito precipitata a Milano per riabbracciare la sorella Giuseppina.
Racconto dell'accaduto:
La Repubblica
Corriere Della Sera / sviluppi (Alberizzi, inviato a Mogadiscio)
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