martedì 2 giugno 2009
GIUSTIZIA: Notifiche con le mail, Milano parte.
Giustizia Ieri il debutto: 220mila atti diventano telematici, risparmio di un milione
Notifiche con le mail, Milano parte
Roma e Torino ferme alla carta
Mancato l’obiettivo del 30 per cento dei tribunali italiani
MILANO—Facile annunciare, meno attuare. Specie se latitano i soldi mobilitati a parole per la giustizia. Nel «Protocollo d’intesa per la realizzazione di programmi di innovazione digitale della giustizia», firmato il 26 novembre 2008 dai ministri della Giustizia (Alfano) e dell’Innovazione (Brunetta), era scritto che «entro giugno 2009» la notifica telematica per i procedimenti civili di cognizione sarebbe dovuta essere «attivata nel 30% dei Tribunali e delle Corti d’Appello d’Italia», tra cui i Tribunali-super di Milano, Napoli, Roma e Torino, altre sedi grandi (Catania, Bologna, Firenze, Genova, S.Maria Capua Vetere), la Corte di Cassazione.
Ieri però, primo giugno, è partito solo il Tribunale civile di Milano, sinora l’unico per il quale il necessario regolamento ministeriale attesti l’ok all’architettura tecnologica.
Un piccolo miracolo. Cresciuto all’ombra di un particolarissimo microclima meneghino: l’asse tra i presidenti del Tribunale, Livia Pomodoro, e dell’Ordine degli avvocati, Paolo Giuggioli; i soldi dei legali, che sulla piattaforma tecnica hanno investito 100.000 euro; l’inusuale incrocio di professionalità miste nei magistrati (Consolandi, Castelli), nel presidio ministeriale del locale Cisia-Coordinamento interdistrettuale sistemi informativi automatizzati (Intravaia, Ricci), e nell’Ordine (Ferraro, Pappalardo); il piglio di dinamiche funzionarie di cancelleria (Collazzo, Bardini, Vilardo).
Il passo avanti è piccolo e può fare sorridere chi opera nelle aziende private, ma è un salto notevole per la giustizia civile: da ieri a Milano i 220mila annuali biglietti di cancelleria, notifiche e comunicazioni di contenzioso civile sono trasmessi agli avvocati non più dagli ufficiali giudiziari nel giro di settimane e al costo di 1 milione di euro, ma esclusivamente in via telematica e istantanea, e cioè all’indirizzo elettronico che il singolo avvocato attiva presso l’apposito Punto di Accesso del Processo civile telematico (Pct): non una «semplice» Posta elettronica certificata (Pec), ma una canalizzazione dedicata, senza problemi di sicurezza e di spam, integrabile negli applicativi di cancellerie e magistrati, con ricevuta di deposito.
Dietro l’ordinanza emessa a scioglimento di una riserva nel procedimento 28974/08, con il quale ieri la Nona sezione civile (famiglia, divorzi, separazioni) ha inaugurato la prima notifica telematica arrivata senza problemi all’avvocato B.R., sono già 4.900 i legali milanesi che si sono dotati di questo kit digitale: e il punto di non ritorno è ormai superato dal fatto che gli avvocati «non-digitalizzati», che si ostineranno cioè a restare «cartacei», dovranno rassegnarsi ad andare in una apposita cancelleria del Tribunale, l’unico posto dove continueranno a essere depositate su carta le varie comunicazioni.
Si è ancora lontani dal pieno processo civile telematico, ovvero dallo scambio non solo delle comunicazioni di cancelleria ma di tutti gli atti, memorie, repliche, conclusionali, verbali d’udienza. E il penale è ancora molto più indietro. Ma almeno qualcosa si muove. Basti pensare ai primi frutti misurabili di un altro segmento del Pct, quello dei decreti ingiuntivi telematici inaugurati nel 2006 ancora una volta a Milano, giunta a sbrigare in media in 12 giorni (contro i 71 di carta) il 25% della massa totale di richieste pari a 600 milioni di euro: già il differenziale tra costo del denaro e tasso di interesse legale è tale che è come se in un anno il Tribunale avesse messo nelle tasche degli operatori economici 4 milioni di euro in più.
Il «contagio» positivo già si vede: Napoli è al 50% di decreti ingiuntivi telematici (in 7 giorni anziché 30); Verona è la sede- pilota per l’applicazione (cofinanziata dall’Associazione bancaria italiana con 3,4 milioni di euro) del processo telematico alle esecuzioni individuali e concorsuali; e 7 anni di investimenti, talvolta anche confusi, hanno comunque svezzato a una qualche embrionale esperienza informatica almeno 215 uffici giudiziari. Eppure nelle scelte in cantiere al ministero, specie sulle risorse, gli addetti ai lavori paventano ondivaghi segnali: a cominciare dai tentennamenti proprio sul futuro dell’«autostrada» del processo civile telematico (Pct) imboccata nel 2002, in vista di un ripiegamento sulla meno performante «superstrada» della Posta elettronica certificata (Pec).
Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it - 2 giugno, pag. 23
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